Sai quel che lasci, non sai quel che trovi: perchè è così difficile cambiare lavoro?

Perché è difficile cambiare lavoro

Sviluppare un percorso di carriera soddisfacente e in linea con i propri bisogni e desideri non è semplice. Le persone si muovono nel mondo del lavoro spinte da esigenze professionali e personali, cercando di cogliere le opportunità che il mercato offre. Questa volontà di sviluppo è però spesso accompagnata anche da sentimenti di paura e incertezza che possono ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo. Come mai sorgono queste emozioni? Come possono essere gestite per affrontare con consapevolezza la ricerca di una nuova sfida professionale? 
Tale percorso di cambiamento può avvenire non solo all’esterno ma anche direttamente entro la propria realtà lavorativa. In entrambi i casi, tuttavia, non è una decisione fredda, ma si accompagna a una serie di emozioni che possono tanto favorire quanto ostacolare il cambiamento.

Perché è difficile cambiare lavoro?

Resistenza al cambiamento 
Wissema (2000) identifica tre tipologie di personalità al lavoro: lavoratori inclini, lavoratori disponibili e lavoratori resistenti al cambiamento. I primi sono portatori attivi del cambiamento ricercando e proponendo nuovi stimoli; i secondi accettano di buon grado i cambiamenti sebbene non li propongano in prima persona; gli ultimi, invece, non solo non accettano il cambiamento, ma ne ostacolano il processo. Ciò vuol dire che ci sono persone più inclini a ricercare nuove opportunità professionali, altre che sanno cogliere le opportunità pur non cercandole attivamente, altre ancora invece che, indipendentemente dalla propria situazione professionale e personale, evitano il cambiamento.  

Rischio contrattuale 
L’ingresso in una nuova realtà aziendale porta con sé un periodo di prova in cui il rapporto di lavoro tra azienda e candidato può interrompersi repentinamente. Questo periodo è importante tanto per il datore di lavoro quanto per il lavoratore . In questa fase, il recesso dal rapporto ha natura discrezionale, ossia entrambe le parti possono interrompere liberamente la collaborazione senza specificare la motivazione né rispettare i termini di preavviso, a differenza di quanto accade successivamente. 

Paura dell’ignoto 
Come in ogni aspetto della vita, chi si mette in gioco e diventa “motore del proprio cambiamento” ha consapevolezza di quello che lascia ma non conosce fino in fondo quello che trova (es. dinamiche aziendali, storia, cultura aziendale etc.). Questa incertezza può portare anche ad interrogativi circa la qualità delle relazioni che si andranno a costruire nel nuovo ambiente lavorativo: “Andrò d’accordo con i miei collaboratori? Riuscirò a lavorare bene con il nuovo datore di lavoro?” etc. 

Paura di ricominciare  
Entrare in una nuova realtà aziendale può essere visto come una sfida: da un lato bisogna comprendere le nuove dinamiche lavorative e dall’altro costruire un nuovo network professionale e personale. Tutto ciò necessita di grande energia, propositività e forza di volontà. 

Paura di fallire 
Il passaggio da una realtà lavorativa ad un’altra può essere connotato anche dalla paura del fallimento. Ciò accade sia che si svolga la stessa mansione in un contesto lavorativo nuovo, sia che la nuova mansione implichi, per esempio, un aumento di responsabilità dato da un nuovo ruolo (es. passaggio da un ruolo impiegatizio ad uno manageriale). 

Come gestire il cambiamento lavorativo in modo consapevole?  

Comprendere questi dubbi e difficoltà è importante tanto per il candidato che dovrà prendere una decisione importante per la propria vita personale e professionale, quanto per il recruiter che dovrà scegliere la persona più idonea al contesto lavorativo. 

Dal punto di vista del candidato è utile analizzare:

  1. Motivazioni al cambiamento: effettuare una valutazione preliminare delle reali motivazioni che spingono a guardarsi intorno, cogliendo gli aspetti positivi e negativi dell’attuale ruolo e del contesto professionale/aziendale; 
  2. Obiettivi professionali: domandarsi quale sia il proprio obiettivo professionale più alto, chiedendosi se la nuova opportunità possa essere un passo importante per l’avvicinamento a tale obiettivo; 
  3. Feedback del proprio mentore: confrontarsi con il proprio mentore al fine di avere una visione più ampia e un diverso punto di vista; 
  4. Informazioni sulla nuova azienda: studiare e informarsi accuratamente sulla nuova azienda non solo con dati presenti online (vision e mission, iniziative, dati economici etc.) ma cercando attivamente un contatto con persone che lavorano al suo interno e che possano rappresentare al meglio le dinamiche aziendali quotidiane.  

Dal punto di vista del recruiter è necessario focalizzare l’attenzione sui seguenti aspetti: 

  1. Motivazione del candidato: analizzare approfonditamente la motivazione è utile per capire i driver che spingono al cambiamento, valutando positivamente non solo coloro che sono in linea con le competenze richieste, ma soprattutto chi, tramite il nuovo impiego, possa soddisfare le proprie esigenze; 
  2. Match fra personalità e ambiente di lavoro: focalizzarsi non solo sulle hard e sulle soft skills dei candidati, ma cercare di comprendere quanto possano trovarsi a proprio agio nel team in cui andranno ad operare; 
  3. Descrizione della cultura aziendale: rappresentare in modo accurato ed esaustivo la cultura aziendale esplicita e implicita, concentrando la propria attenzione soprattutto sul team in cui il candidato verrà inserito; 
  4. Esplicitazione dei progetti strategici aziendali: alla base dell’inserimento della (nuova) figura professionale. 

Nella ricerca di nuove opportunità professionali le paure sono spesso accompagnate anche da emozioni positive: non fatevi bloccare ma seguite i vostri sogni e le vostre aspirazioni di carriera!

Serena Zirpoli, Nicola Testa