Tra le fasce di popolazione più sensibilmente colpite dalla quarantena vi è quella dei bambini, in Italia sono circa 8 milioni tra 0 e 14 anni (ISTAT).
Numerosi studi e ricerche dimostrano che i livelli di stress post-traumatico dei bambini sono quattro volte maggiori rispetto ai coetanei che non hanno vissuto la quarantena (The Lancet). Inoltre, l’interazione tra stili di vita non sani e stress psicologico causato dal confinamento in casa può ulteriormente aggravare gli effetti sulla salute, come ad esempio i rischi di obesità infantile.
Come stanno affrontando questo periodo i più piccoli?
Per rispondere a questa domanda abbiamo raccolto le testimonianze di diversi genitori.
Alcuni di loro ritengono che quest’esperienza possa offrire l’opportunità di imparare ad aspettare e desiderare, apprezzando le piccole cose. La mamma di Elena, 10 anni: “Ne usciranno più forti di prima…rendersi conto fin da piccoli che la vita non è scontata è un grande privilegio, è una grande lezione da imparare per essere persone migliori un domani”.
Altri rilevano nei figli un livello maggiore di stress psicologico, espresso sia a livello emotivo sia a livello comportamentale. Il papà di Giorgio, 2 anni: “Il mio è piccolo e non ha capito cosa succede però vedo che è più nervoso, attaccato anche fisicamente, chiede tanto il ciuccio che prima di giorno non aveva quasi mai”; La mamma di Mattia, 4 anni: “Il mio è diventato nervoso e frignone. È diventato ingestibile e molto insofferente”.
I genitori sono i principali modelli di ruolo dei bambini e alcuni di loro sono consapevoli che, soprattutto in questo periodo, i loro stati emotivi possono riflettersi sui figli. La mamma di Leonardo, 8 anni: “Come in ogni situazione, i bambini fanno da specchio”; la mamma di Sofia, 5 anni: “Dipende da noi adulti e da quanto noi funzioniamo a livello emotivo e razionale con loro. I bambini si adattano” .
La resilienza dei bambini
Un altro tema emerso è quello della resilienza. I bambini hanno una grande capacità di adattamento e un po’ di noia e tranquillità possono stimolare la creatività. La mamma di Paolo, 11 anni: “Io penso che ai nostri bambini un po’ di noia faccia bene sia a livello di creatività che di tranquillità emotiva. Un giorno rimpiangeranno quei giorni con la famiglia”; il papà di Lorenzo, 6 anni: “I bambini amano le cose semplici, sono felici di questo tempo regalato con i propri genitori senza essere nel frullatore della vita”.
Le riflessioni, le sensazioni e le esperienze variano molto in base all’età del bambino. Non è possibile non considerare che la percezione e la consapevolezza del fenomeno cambiano se ci troviamo di fronte ad un bambino di 1, 3 o 7 anni. Infatti, in base al loro sviluppo possiamo individuare diverse esperienze.
Prima infanzia (0-3 anni)
Da un lato restare a casa e poter giocare tutto il giorno con mamma e papà è quasi un sogno, dall’altro il cambiamento della routine e la mancanza di nonni e amici potrebbe causare un certo disagio. La percezione di quello che sta accadendo è sfumata e probabilmente lo scoglio più grande sarà il distacco dai genitori e il ritorno alla normalità una volta finita la quarantena.
La mamma di Giulia, 1 anno: “La mia bimba non ha ancora due anni ed è contentissima di stare a casa tutto il giorno con mamma e da oggi anche papà”; il papà di Vittoria, 1 anno: “La mia bimba ha meno di 2 anni e vi garantisco che non sta bene. Poi ogni tanto scoppia a piangere dicendo i nomi dei suoi amici o maestre, dicendo che le mancano”.
Seconda infanzia (3-6 anni)
Giornate intense, piene di vita e gioco si alternano a noia, monotonia e nervosismo, amplificati ulteriormente dalla non piena consapevolezza di ciò che sta accadendo. La percezione del fenomeno è semplice, non vedono l’ora di uscire, di vedere nonni e amici, e probabilmente anche la scuola materna sarà più apprezzata nel momento in cui si tornerà alla normalità. La mamma di Gaia, 5 anni: “Normalità, socialità, scuola, sport…non c’è più nulla…ovvio che avranno dei ‘buchi’ emotivi”. La mamma di Francesco, 3 anni: “Io vi dico la verità: quando chiedo a mio figlio di 3 anni e mezzo se a casa si sta annoiando mi dice di no (e resto stupita). Si sta godendo la sua mamma”.
Terza infanzia (6-12 anni)
Più consapevoli e coscienti del fatto che sia un isolamento indispensabile, la mancanza di socialità e delle loro attività quotidiane rappresenta il maggiore scoglio. Anche l’homeschooling esclude la dimensione sociale e, nonostante il grande impegno di tutti, presenta tante e diverse difficoltà: si pensi che in Italia un terzo di famiglie non ha un pc o un tablet (ISTAT). Aumentano, così, le differenze educative tra i bambini, in quanto l’accessibilità all’istruzione ora è condizionata dal possesso di strumenti tecnologici, dalla connessione ad Internet e dalla possibilità di essere affiancati dai genitori anche nelle attività scolastiche. Il ritorno a scuola e alla routine, dopo tutto questo tempo, sarà complesso: i bambini dovranno riabituarsi alle regole, con il grande sforzo di concentrazione necessario, e al rapporto con compagni e maestre.
I bambini di tutte le età hanno una grande capacità di adattamento e i genitori, da sempre risorsa indispensabile, acquisiscono un’importanza ancora maggiore in questa situazione. È necessario che gli adulti rispettino i bisogni e l’identità dei bambini, riconoscendo le loro esigenze: come ad esempio, quella di socializzare con i propri amici anche solo per ridere insieme e dire parole buffe.
Quarantena bambini: dire sempre la verità
Anche i bambini sono costantemente esposti a notizie relative all’epidemia, quindi è fondamentale avere conversazioni dirette sulla questione, in modo tale da alleviare ansia e confusione. In merito a ciò, il filosofo Umberto Galimberti sostiene che sia importante dire la verità ai bambini, far iniziare a comprendere loro che la vita non è qualcosa di dato e sicuro, ma qualcosa di incerto e precario. La comunicazione, quindi, è la chiave per aiutarli e per identificare eventuali difficoltà. L’Unicef ha dedicato molto spazio al Covid-19 e spiega come parlarne ai bambini, ad esempio raccontando le cose in modo comprensibile, mostrando loro come proteggersi, rassicurandoli e favorendo il dialogo e l’ascolto (https://www.unicef.org/coronavirus/how-talk-your-child-about-coronavirus-covid-19).
Le conseguenze sui bambini ci saranno e tutto questo lascerà un ricordo più o meno importante. Sta a noi adulti cercare di far vivere loro questa situazione stressante e piena di difficoltà come un’occasione positiva: l’occasione di stare più tempo con mamma e papà, l’occasione di crescere e diventare più autonomi, l’occasione di conoscersi meglio… Quali altre occasioni vi vengono in mente?
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