Job insecurity e innovazione tecnologica: quale rapporto?

Job Insecurity e Innovazione Tecnologica

Da molti anni ormai viviamo nell’epoca dell’innovazione tecnologica, la quale è presente in tutti gli ambienti, soprattutto in quello lavorativo.

La tecnologia ha recato sicuramente tanti vantaggi; tuttavia, ha influito negativamente sull’aspetto psicologico di una parte dei lavoratori, i quali vengono travolti dall’insicurezza derivante dalla paura che la tecnologia possa sostituire il loro lavoro. Questo fenomeno prende il nome di Job insecurity.

Cos’è la Job Insecurity?

La Job Insecurity è una percezione soggettiva che riflette il grado in cui i dipendenti considerano il loro lavoro minacciato.

L’insicurezza lavorativa si riferisce alle preoccupazioni circa la continuazione del proprio lavoro (Sverke & Hellgren, 2002), ovvero la paura dei lavoratori di perdere il lavoro e di diventare disoccupati (De Witte, 1999). 

L’insicurezza sul lavoro è lo stato d’animo di un individuo che non si sente sereno per il suo posto di lavoro: questo genera in lui sensazioni negative, le quali influenzano il suo benessere psicofisico.

Questa insicurezza può essere causata da diversi fattori: uno su tutti, la minaccia tecnologica che può sostituire la manodopera con l’innovazione.

A tal proposito, si può affermare che esiste una parte della popolazione che si definisce tecnofoba, in quanto esprime paure riguardo alla continua invasione della tecnologia nella vita moderna, in particolare nel mondo del lavoro. 

Ma è proprio vero che le tecnologie minano il numero di posti di lavoro?

Vi sono diverse teorie sugli effetti positivi e negativi del cambiamento tecnologico sull’occupazione.

A livello macroeconomico, alcune ricerche basate sui “meccanismi di compensazione” sostengono che le innovazioni riducono il lavoro creando disoccupazione tecnologica. Altre invece affermano che il prodotto delle innovazioni e gli effetti indiretti possono controbilanciare l’effetto diretto della distruzione dei posti di lavoro.

In particolare, la Teoria della compensazione sostiene che le innovazioni di processo possono portare ad una produzione più efficiente e ad un aumento della domanda, con conseguente incremento dell’occupazione.

Esiste, infatti, anche un effetto positivo delle innovazioni di prodotto, in quanto queste ultime generalmente portano all’apertura di nuovi mercati o ad una maggiore varietà all’interno di quelli già esistenti. 

A livello microeconomico, l’impatto indiretto dell’innovazione sull’occupazione è moderato dalla cultura organizzativa dell’impresa.

É più probabile che si riscontri un impatto positivo nel caso in cui le imprese adottino strategie innovative incentrate sull’introduzione di nuovi servizi, sulla generazione di conoscenza interna (R&S e progettazione), sull’assorbimento di competenze (acquisizione di know-how) e sul marketing.

Secondo altri studiosi, l’innovazione tecnologica eliminerà alcuni lavori nel breve termine, ma porterà vasti benefici nel lungo periodo. Le nuove tecnologie comportano una distruzione creativa, in cui gli strumenti per combattere la disoccupazione sono già contenuti nelle forme stesse dell’innovazione.

A che punto siamo oggi?

Nonostante quanto appena visto, i risultati di un recente studio “The reassuring effect of firms’ technological innovations on workers’ job insecurity” mostrano che l’insicurezza percepita dai lavoratori è correlata negativamente con le innovazioni tecnologiche.

In quest’ottica risulta importante rendere i dipendenti partecipi di un processo di formazione continua, volta a ridurre l’obsolescenza delle competenze che la tecnologia inevitabilmente genera. Questo allo stesso tempo riduce la loro percezione di insicurezza.

In conclusione l’innovazione genera creazione di valore, aumento della produttività e competenze più avanzate dei lavoratori e allo stesso tempo il livello di occupazione non mostra cambiamenti significativi.

Nell’insieme, dunque, l’innovazione tecnologica non produce né distrugge lavoro.

L’insicurezza sul lavoro nasce dal fatto che certi lavori potrebbero venire meno e certe competenze potrebbero non essere più richieste, allo stesso tempo, però, altrettanti posti si creerebbero dando vita a nuove opportunità.

Per essere pronti a coglierle è fondamentale che i lavoratori siano tenuti sempre aggiornati attraverso corsi di formazione per rendere la tecnologia non un nemico ma un alleato sul lavoro.

Bibliografia 

De Witte, H., Pienaar, J., & De Cuyper, N. (2016). Review of 30 Years of Longitudinal Studies on the Association Between Job Insecurity and Health and Well-Being: Is There Causal Evidence?. Australian Psychologist, 51(1), 18-31. doi: 10.1111/ap.12176

Weber, E. (2016). Industry 4.0 – job-producer or employment-destroyer. Institute for Employment Research, 68615(2), 1-7.

Caselli, M., Fracasso, A., Marcolin, A. & Scicchitano, S. (2021). The reassuring effect of firms’ technological innovations on workers’ job insecurity. GLO Discussion Paper, No. 938.

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